Spesso non si conferisce alla parola "remake" un'accezione positiva. Anche perché spesso i remake che vediamo, cinematografici, intendo, non sono all'altezza degli originali.
Se in più parliamo di Diabolik, personaggio che non mi dice assolutamente niente, appesantito da 40 anni di vita, che considero vuoto e freddo come i cubetti di ghiaccio fatti dalle macchinette nei bar, il pregiudizio si accentua ancora di più.
Eppure, spinto dalle recensioni positive lette in giro per il web, ho vinto questi preconcetti e ho comprato questo volumetto ora in vendita nelle edicole.
Beh, che dire... Il lavoro fatto da Castelli e Palumbo è ottimo, e se, come dice il creatore di Martin Mystere, la trama di questa particolare riedizione del numero 1 di Diabolik si discosta poco da quella originale, capisco come il personaggio abbia potuto insediarsi nell'Olimpo fumettistico. Per quanto infatti il protagonista della testata mi risulti sempre freddo e antipatico (e probabilmente è questo l'abile gioco tramato dalle sorelle Giussani: un rapporto di odio e di dipendenza del lettore nei confronti di Diabolik; non un gioviale e bonaccione Lupin III quanto un diabolico
Macchia Nera che però riesce a farla franca) la storia è un thriller dai contorni neri che lascia il lettore sul filo del rasoio. Continui capovolgimenti, rivelazioni e un Diabolik che sembra non voler rivelarsi mai, quantomeno ai lettori, fino a quando non si scopre, ma forse lo si sospettava già, essere parte pulsante della storia fin dall'inizio (non contate il prologo, non della stessa accoppiata del remake). Una lettura coinvolgente, un finale a colpo di scena, per una trama molto innovativa per il fumetto di 40 anni fa ma così incredibilmente attuale ancora oggi. Seppure in remake.