18 di un non-Luglio 2011

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Versolibero
00lunedì 18 luglio 2011 09:54





Non è questa l'estate
altrimenti i vetri specchierebbero l'azzurro
e una goccia rifletterebbe il cielo

non è luglio
questo luglio così pieno
di spighe che sfuggirono alla trebbia
per sorridere ancora sugli steli
nel patto con il sole
del tipo - amami -
- sì, non brucerò -
ed io non ho ginocchia magre e scure
e camicette che mi stanno corte
e gonne a fiori in petali d'aprile
e non ho rose
neppure quelle finte
non ho album
sui quali disegnarle
con mozziconi corti di pastelli
nella sacralità di un foglio
dove s'inginocchiò l'ultima neve

Forse potrei portarti dei garofani
come quelli che coltivavi tu
nel vaso in cui versavi l'acqua a sera
con mani aspre
eppure più gentili
di quelle con lo smalto sulle unghie
e con anelli che non erano la fede
(alle tue dita solo quella, nessun vezzo)
ma non sarà ormai
lo stesso odore
speziato e dolce, fresco come allora
perché non è luglio
questo, è un due novembre
che si è fermato sopra un calendario
a ricordarmi sempre che mi manchi
ed io caparbia
a dire che ci sei
e che colori i giorni come allora
proprio come i vasi che curavi
al pari o meglio di una giardiniera

fissandone i colori sulla retina
e le forme a splendere
e i profumi
annodati su frange mie di vento
che chiamano anima
e dove tu sei piena
come di me il tuo grembo,
come il mare del sale del giudizio
che sempre assaggio

ché sulle labbra trovo sempre il mare







Rosanna
Versolibero
00domenica 13 novembre 2011 17:19
Versione riveduta







Non è questa l'estate
o i vetri specchierebbero l'azzurro
come una goccia il cielo

Non è luglio
questo luglio così pieno
di spighe che sfuggirono alla trebbia
per dondolasi ancora sugli steli
e ridere nel patto con il sole
del tipo - Amami -
- Sì, non brucerò -
ed io non ho ginocchia magre e scure
e camicette sempre un po' più corte
su gonnelline in petali d'aprile
e non ho rose,
neanche quelle finte
né album
per poterle disegnare
con mozziconi corti di pastelli
nella sacralità
di un foglio bianco
dove s'inginocchiò l'ultima neve.

Forse potrei portarti dei garofani
come quelli che coltivavi tu
nel vaso in cui versavi l'acqua a sera
con mani aspre
eppure più gentili
di quelle con lo smalto sulle unghie
e anelli che non fossero la fede
(solo quella,
nient'altro alle tue dita),
ma non sarà ormai lo stesso odore
speziato e dolce, fresco
come allora,
ché non è luglio
questo, è un due novembre
che si è fermato sopra un calendario
a ricordarmi sempre che mi manchi

ed io caparbia a dire che ci sei
e che dipingi i giorni come allora
tra i vasi rigogliosi che curavi
al pari o meglio di una giardiniera

fissando sulla retina i colori,
negli occhi forme a splendere
e i profumi
su frange mie di vento
che annodo dentro
mentre tu sei piena
come di me il tuo grembo,
come l'onda del sale del giudizio
che sempre assaggio

come trovassi sulle labbra il mare






Rosanna


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