IL REDUCE
IL REDUCE
E allora è venuta la voglia di scriver di tutto,
le nostre famiglie, i divani, le taka, i "maddai",
le pillole rosse, i basiti, le parentesi aperte,
trasformare in cazzeggio la noia che è dentro di noi.
E tutto si blobbava in rete e c’era un senso di goduria
come se tenesse conto del cazzeggio la storia.
E allora è venuto il momento di organizzarsi,
di avere un forum e di unirsi intorno a un’idea,
dagli uffici, ai quartieri, alle fabbriche per confrontarsi
e descrivere insieme un concerto o un'assemblea.
E tutto che sembrava adatto per fare un'altra discussione
ma era una tua immagine o soltanto una bella intenzione.
E allora è venuto il periodo dei lunghi discorsi,
ripartire dai ggiangi e occuparsi un momento di noi,
affrontare la crisi, divulgare, divulgare e sfogarsi
e sentirsi un po' meno "eredi" per sapere chi sei.
E c’era l’orgoglio di capire e poi la certezza di una svolta
come se capir la crisi voglia dire che la crisi è risolta.
E allora ti torna la voglia di 'sta vecchia canzone
perchè è umano ritornar col pensiero ai cazzeggi che sai,
la sola certezza che resta è una strana questione:
il conteggio dei "post" ci dimostra veramente chi sei?
Ma il fatto di averne fatto senza e sei nella merda più totale
è l’unica sostanziale differenza da un utente normale.
E allora mi sono sentito sempre meno coinvolto
come reduce lacero e stanco, come inutile eroe,
con i "post" perduti per strada e con l'avatar al volto,
quarant’anni da sei a raccontare agli utenti che noi…
Noi scrivevamo tutto in rete e c’era un senso di goduria
come se tenesse conto del cazzeggio la storia.
Noi scrivevamo tutto in rete e c’era un senso di goduria
come se tenesse conto del
coraggio la storia.