I miei testi

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strongyle
00martedì 8 aprile 2008 12:33
raccolta delle poesie di Strongyle
queste sono le poesie che ho scritto finora.

Una raccolta dei miei scritti personali, legati ad esperienze di vita, emozioni, sensazioni, ispirazioni, deliri e misticismi vari.



ho colto un fiore

ho colto un fiore

era quello della giovinezza

mi è caduto dalle mani

è stato quello della tristezza

margherita d'emozioni

avvolto da mille petali di sensazioni

nel prato della mia vita

mi distendo

perchè a questo punto nulla più

pretendo

come brezza di mezza sera

vento portami via

adesso, lontano

ho colto un fiore

e mi son perso

pensando ad un altro amore








c'era una volta la classe operaia

ferri vecchi

tutto in pezzi

frantumi di un passato che fu

fra mura fragili nessuno lavora più

è il costo della globalizzazione

la morte della classe operaia

la vera intenzione

camminando su frammenti di vita

sento ancora frenetico

il movimento

di grosse e incallite dita

e mentre l'edera avanza

m' incammino

lontano

da questa stanca stanza




Schizofrenia

Schizofrenia

portami via


no

lasciami qui


sono io

alter ego


no

non so se mi spiego


pensieri conflittuali

terrore ed esaltazione

battendo le ali


al sole vicino

e di nuovo precipitando

mi sento piccolino


e poi ancora grande

una pazzia, ancora

e sarò in mutande?

da un'offesa, fuori una poesia

demente evidente

fatto nella mente

parla con un amico

trasandato fico

odor di bozze

siamo aperti come le cozze

ed è già sabato sera

in una bella serata si spera



flash

Luci di scambio

da lampi interrotte

di fumo i giochetti

momenti perfetti



pescado

mattanza del pescado

compro fresca

e me ne vado

di rosa tenue colorata

di prezzi rossi vergata

sotto le luci

del vecchio mercato

flebile riposa




Un pugno di stelle

un pugno di stelle
ho trovato

strette nella mia mano sinistra

le ho frantumate
ricomposte
e accarezzate

lasciando che il mio sguardo

in esse
si perdesse

un pugno di stelle
ho trovato

ma come un temporale d'estate

nel mio cielo scuro
sono precipitato




Pasqua con chi vuoi, insonnia nei giorni tuoi

A niente è servita la valeriana

Sarebbe meglio la marijuana

Mi rigiro nel letto

di passar la notte in bianco

ho il sospetto

si fanno le 1

le 2

le 3

ma ancora a contar pecore stai te?

mi alzo e mi riadagio

in casa al buio

nella notte vago come un cane randagio

le occhiaie scavano il mio viso

incuranti che l'alba porti

il suo luminoso avviso

dormire dormire dormire

pensiero assillante che tortura

un' eufemistico poltrire

E' notte alta e sono sveglio, sei sempre tu il mio chiodo fisso

ma più che fisso mi sento fesso

dopo Bukowsky

andiamo un'altra volta al cesso

sono le 5

mi addormento e

non me ne accorgo

sono le 8

e ad un'altra giornata di lavoro

con le palle girate mi porgo



una notte

Sento ancora
il tuo sapore fra i miei occhi
ed è dolce perdersi
accarezzando un'altra te
inebriante
coinvolgente
di passione

ed è sofferenza
la convinzione
che m'illudo d'averti
mentre piango d'amaro
e t'illudo d'avermi

avvolgendomi
in intrecci di labbra
sono ubriaco di te
ma domani sarà duro il risveglio
turn off the light mentre tutto s'accende
dea nera della notte



geometrie valenciane

spiagge metropolitane

di presenze popolate

cielo nero su geometrie strutturate

verticale di sole

su ombre essenziali

un essere umano

e due animali



insonnia

Ti sento arrivare

come spirito invadente

è un attimo

chiudo gli occhi incosciente

ma le tue mani nere

a forza me li schiudono

potenti come ardite schiere

sei di nero

ma non ti chiamo Morfeo

figlio del sonno e della notte

è una lotta impari

letto e cuscino i tuoi scagnozzi

mi sconfiggi per sfinimento

drin drin!

svegliati da un sonno mai preso

senza riposo, a tradimento

Profane Rime

"no ad aborto ed eutanasia!"

predichi sempre ipocrisia

a gente stolta inculchi una Bugia

ti fai chiamare papa

ma di nessuno sei il genitore

ti proclami portavoce del Salvatore

ma solo di oro e mirra sento l'odore

a quando il risveglio delle genti da questo sacrilego torpore?

nel nome del Signore



Adesso

Sono qui a casa del Libano

Sono qui come uno scrivano

Ieri sera c'è stato baccano

e dissidi

adesso

mi godo lo smoking fly

mi dici come mai?

adesso



Inverno

E come l'anno scorso
inverno mio non ti sopporto
sconvolgi e saturi i miei umori
di portarmi la congiuntivite ti glori
freddo e umido ti insinui nelle mie ossa
stai cercando di scavarmi la fossa?
ma io reagisco e non mollo
ti do un cazzotto fra capo e collo!



2008

Sei arrivato
io non me ne sono mai andato

tra luci e ombre
l'anno vecchio è svanito

tu
incerto di un nuovo inizio

mi accogli
ma cosa farai?

mi pugnalerai alle spalle
o mi innalzerai sull'altare della gloria?

eccomi
sono arrivato

perchè da te
non posso scappare



Negroni

Ti avevo abbandonato
scioccante
dal gusto pervadente e schietto

Ti ho ritrovato
nel cuore del ghiaccio
ti raccogli

e ti concedi
improvvisamente
così forte

limone rosso
di fuoco
mi bruci

e sei già finito.




Come i cazzi

Tutti come i cazzi
l'unico obiettivo è infilarsi dentro qualche vagina
tutti corriamo
d-ritti
dentro al nostro posto di lavoro
tutti come i cazzi
c'è chi arriva prima
precoce stakanovista
c'è chi arriva tardi
meno lavora più gode
tutti come i cazzi
dopo aver fatto l'amore ci giriamo dal'altra parte
dopo otto ore di lavoro
non vediamo l'ora di andarcene
tutti come i cazzi
su e giù su e giù
tutto il giorno
e ci ammosciamo
dentro al nostro letto alla sera
ed è già l'ora di rizzarsi




Io e l'amicizia

Sono rigido.
Molto rigido.
Forse troppo rigido.
In alcuni casi a ragione
In altri a torto
Mi ritengo un integralista
Dell'amicizia
Stalinista dell'amicizia
Fuori dall'ipocrisia
a testa alta




Stromboli

Aspettami...
dalle profondità delle tue viscere infondi energia a chi ti rispetta
fammi sentire al tempo stesso protetto e insicuro
sicuramente più vivo
saprò come ricambiarti
e ci saluteremo come se non fossi mai andato via




Pestè

Pistacchi…scorrono roventi lungo una lingua di ferro
prendendo colore e forma alla luce del sole: tanto ammassati, quanto placidamente ordinati
ancora avvinghiati ai loro ramoscelli
ma pronti a farsi levigare dal fare sapiente di chi li conosce come le proprie mani.

Sento stridere gli antichi meccanismi, la tua mano li muove e li guida
stride il dente sulla ruota e tu sai, sicuro, che questo è affar tuo.

E non è pura tecnologia, ma esperienza tramandata di padre in figlio, che ha trovato nelle macchine agricole solo un piccolo aiuto, non un sostituto della propria saggezza.

Pistacchio…
color d’ambra come la tua terra…
aspro come la durezza del lavoro di chi ti ha prodotto con impegno e fervore
…ti apri all’altro…ma non lasci intravedere tutto…
bisogna romperti…guscio liscio di una durezza tutta sua…e solo allora ti concedi al gusto…

L’unione ti dà forza, schizzato di bianchi punti di natura…
ed uno è secco in mezzo a tanti…
si è dato per gli altri.

Disteso…ti perdo allo sguardo
fianco a fianco l’un con l’altro un tappeto di luci e ombre componi
…ti vedo irregolare…
chiuso e dischiuso…
sei di terra e di sole…
di piante che offrono riparo inframezzando l’ombra al sole rovente delle terre d’oriente.

Nel lavoro la forza della terra...raccogli ciò che hai piantato...e negli occhi scorgo tutta la durezza dell'uomo vissuto...

Curva la schiena…
impugna la vanga…
del gesto rituale sei il padrone….
i pistacchi asciugano sotto il sole grazie all’ordine che tu gli dai...protetto dalle mura che, solenni, è come se ti abbracciassero, immobili sfingi rurali.

Non fai mostra di te stesso….genuinamente posato lasci intuire chi sei…sorridente…
avvolto nei tuoi vestiti persiani, morbidi e soffusi come il cielo di notte.

Il volto arso dal sole, le tue mani sapienti muovono il cesto con cura quasi come se accompagnassero i pistacchi lungo la discesa…sotto gli occhi del padrone. Ma in fondo è come un padre.
E di padre in figlio…si tramandano ritmi e tradizioni.

Ti porto in sacchi bianchi…sono stanco…ma non arreso.
La schiena si piega, ma è esperta, mi accompagna nei movimenti senza dar peso allo sforzo.
È il mio lavoro, la mia terra, una strada segnata dalle ruote della fatica.
Ma sono orgoglioso…fiero, spossato e sereno.
Sono la mia terra, la mia storia, mi inerpico fra i rami che mi accolgono, lasciandosi accarezzare.
Nel tempo sono sospeso, nella piana di alberi disteso.
Riparo gli occhi dall’accecante luce solare…
e ti guardo sincero…affinché tu colga quello che sento.

C’è chi mi prende, e chi mi sorveglia
ed è rude il tuo bastone come lo sguardo di chi non teme confronto.
Non ti sfido, questo sono io.
Del conforto non ho bisogno, pianto la tenda nelle radici della mia terra come fosse una bandiera.
In fondo sono duro e levigato come loro, gli offro la mia compagnia e la mia difesa…pesté.

Ho finito…muovo, sinuosamente misteriosa,
lenti passi verso casa…la luce cala
e tu…
mi osservi come in attesa di un’altra me.
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