raccolta delle poesie di Strongyle
queste sono le poesie che ho scritto finora.
Una raccolta dei miei scritti personali, legati ad esperienze di vita, emozioni, sensazioni, ispirazioni, deliri e misticismi vari.
ho colto un fiore
ho colto un fiore
era quello della giovinezza
mi è caduto dalle mani
è stato quello della tristezza
margherita d'emozioni
avvolto da mille petali di sensazioni
nel prato della mia vita
mi distendo
perchè a questo punto nulla più
pretendo
come brezza di mezza sera
vento portami via
adesso, lontano
ho colto un fiore
e mi son perso
pensando ad un altro amore
c'era una volta la classe operaia
ferri vecchi
tutto in pezzi
frantumi di un passato che fu
fra mura fragili nessuno lavora più
è il costo della globalizzazione
la morte della classe operaia
la vera intenzione
camminando su frammenti di vita
sento ancora frenetico
il movimento
di grosse e incallite dita
e mentre l'edera avanza
m' incammino
lontano
da questa stanca stanza
Schizofrenia
Schizofrenia
portami via
no
lasciami qui
sono io
alter ego
no
non so se mi spiego
pensieri conflittuali
terrore ed esaltazione
battendo le ali
al sole vicino
e di nuovo precipitando
mi sento piccolino
e poi ancora grande
una pazzia, ancora
e sarò in mutande?
da un'offesa, fuori una poesia
demente evidente
fatto nella mente
parla con un amico
trasandato fico
odor di bozze
siamo aperti come le cozze
ed è già sabato sera
in una bella serata si spera
flash
Luci di scambio
da lampi interrotte
di fumo i giochetti
momenti perfetti
pescado
mattanza del pescado
compro fresca
e me ne vado
di rosa tenue colorata
di prezzi rossi vergata
sotto le luci
del vecchio mercato
flebile riposa
Un pugno di stelle
un pugno di stelle
ho trovato
strette nella mia mano sinistra
le ho frantumate
ricomposte
e accarezzate
lasciando che il mio sguardo
in esse
si perdesse
un pugno di stelle
ho trovato
ma come un temporale d'estate
nel mio cielo scuro
sono precipitato
Pasqua con chi vuoi, insonnia nei giorni tuoi
A niente è servita la valeriana
Sarebbe meglio la marijuana
Mi rigiro nel letto
di passar la notte in bianco
ho il sospetto
si fanno le 1
le 2
le 3
ma ancora a contar pecore stai te?
mi alzo e mi riadagio
in casa al buio
nella notte vago come un cane randagio
le occhiaie scavano il mio viso
incuranti che l'alba porti
il suo luminoso avviso
dormire dormire dormire
pensiero assillante che tortura
un' eufemistico poltrire
E' notte alta e sono sveglio, sei sempre tu il mio chiodo fisso
ma più che fisso mi sento fesso
dopo Bukowsky
andiamo un'altra volta al cesso
sono le 5
mi addormento e
non me ne accorgo
sono le 8
e ad un'altra giornata di lavoro
con le palle girate mi porgo
una notte
Sento ancora
il tuo sapore fra i miei occhi
ed è dolce perdersi
accarezzando un'altra te
inebriante
coinvolgente
di passione
ed è sofferenza
la convinzione
che m'illudo d'averti
mentre piango d'amaro
e t'illudo d'avermi
avvolgendomi
in intrecci di labbra
sono ubriaco di te
ma domani sarà duro il risveglio
turn off the light mentre tutto s'accende
dea nera della notte
geometrie valenciane
spiagge metropolitane
di presenze popolate
cielo nero su geometrie strutturate
verticale di sole
su ombre essenziali
un essere umano
e due animali
insonnia
Ti sento arrivare
come spirito invadente
è un attimo
chiudo gli occhi incosciente
ma le tue mani nere
a forza me li schiudono
potenti come ardite schiere
sei di nero
ma non ti chiamo Morfeo
figlio del sonno e della notte
è una lotta impari
letto e cuscino i tuoi scagnozzi
mi sconfiggi per sfinimento
drin drin!
svegliati da un sonno mai preso
senza riposo, a tradimento
Profane Rime
"no ad aborto ed eutanasia!"
predichi sempre ipocrisia
a gente stolta inculchi una Bugia
ti fai chiamare papa
ma di nessuno sei il genitore
ti proclami portavoce del Salvatore
ma solo di oro e mirra sento l'odore
a quando il risveglio delle genti da questo sacrilego torpore?
nel nome del Signore
Adesso
Sono qui a casa del Libano
Sono qui come uno scrivano
Ieri sera c'è stato baccano
e dissidi
adesso
mi godo lo smoking fly
mi dici come mai?
adesso
Inverno
E come l'anno scorso
inverno mio non ti sopporto
sconvolgi e saturi i miei umori
di portarmi la congiuntivite ti glori
freddo e umido ti insinui nelle mie ossa
stai cercando di scavarmi la fossa?
ma io reagisco e non mollo
ti do un cazzotto fra capo e collo!
2008
Sei arrivato
io non me ne sono mai andato
tra luci e ombre
l'anno vecchio è svanito
tu
incerto di un nuovo inizio
mi accogli
ma cosa farai?
mi pugnalerai alle spalle
o mi innalzerai sull'altare della gloria?
eccomi
sono arrivato
perchè da te
non posso scappare
Negroni
Ti avevo abbandonato
scioccante
dal gusto pervadente e schietto
Ti ho ritrovato
nel cuore del ghiaccio
ti raccogli
e ti concedi
improvvisamente
così forte
limone rosso
di fuoco
mi bruci
e sei già finito.
Come i cazzi
Tutti come i cazzi
l'unico obiettivo è infilarsi dentro qualche vagina
tutti corriamo
d-ritti
dentro al nostro posto di lavoro
tutti come i cazzi
c'è chi arriva prima
precoce stakanovista
c'è chi arriva tardi
meno lavora più gode
tutti come i cazzi
dopo aver fatto l'amore ci giriamo dal'altra parte
dopo otto ore di lavoro
non vediamo l'ora di andarcene
tutti come i cazzi
su e giù su e giù
tutto il giorno
e ci ammosciamo
dentro al nostro letto alla sera
ed è già l'ora di rizzarsi
Io e l'amicizia
Sono rigido.
Molto rigido.
Forse troppo rigido.
In alcuni casi a ragione
In altri a torto
Mi ritengo un integralista
Dell'amicizia
Stalinista dell'amicizia
Fuori dall'ipocrisia
a testa alta
Stromboli
Aspettami...
dalle profondità delle tue viscere infondi energia a chi ti rispetta
fammi sentire al tempo stesso protetto e insicuro
sicuramente più vivo
saprò come ricambiarti
e ci saluteremo come se non fossi mai andato via
Pestè
Pistacchi…scorrono roventi lungo una lingua di ferro
prendendo colore e forma alla luce del sole: tanto ammassati, quanto placidamente ordinati
ancora avvinghiati ai loro ramoscelli
ma pronti a farsi levigare dal fare sapiente di chi li conosce come le proprie mani.
Sento stridere gli antichi meccanismi, la tua mano li muove e li guida
stride il dente sulla ruota e tu sai, sicuro, che questo è affar tuo.
E non è pura tecnologia, ma esperienza tramandata di padre in figlio, che ha trovato nelle macchine agricole solo un piccolo aiuto, non un sostituto della propria saggezza.
Pistacchio…
color d’ambra come la tua terra…
aspro come la durezza del lavoro di chi ti ha prodotto con impegno e fervore
…ti apri all’altro…ma non lasci intravedere tutto…
bisogna romperti…guscio liscio di una durezza tutta sua…e solo allora ti concedi al gusto…
L’unione ti dà forza, schizzato di bianchi punti di natura…
ed uno è secco in mezzo a tanti…
si è dato per gli altri.
Disteso…ti perdo allo sguardo
fianco a fianco l’un con l’altro un tappeto di luci e ombre componi
…ti vedo irregolare…
chiuso e dischiuso…
sei di terra e di sole…
di piante che offrono riparo inframezzando l’ombra al sole rovente delle terre d’oriente.
Nel lavoro la forza della terra...raccogli ciò che hai piantato...e negli occhi scorgo tutta la durezza dell'uomo vissuto...
Curva la schiena…
impugna la vanga…
del gesto rituale sei il padrone….
i pistacchi asciugano sotto il sole grazie all’ordine che tu gli dai...protetto dalle mura che, solenni, è come se ti abbracciassero, immobili sfingi rurali.
Non fai mostra di te stesso….genuinamente posato lasci intuire chi sei…sorridente…
avvolto nei tuoi vestiti persiani, morbidi e soffusi come il cielo di notte.
Il volto arso dal sole, le tue mani sapienti muovono il cesto con cura quasi come se accompagnassero i pistacchi lungo la discesa…sotto gli occhi del padrone. Ma in fondo è come un padre.
E di padre in figlio…si tramandano ritmi e tradizioni.
Ti porto in sacchi bianchi…sono stanco…ma non arreso.
La schiena si piega, ma è esperta, mi accompagna nei movimenti senza dar peso allo sforzo.
È il mio lavoro, la mia terra, una strada segnata dalle ruote della fatica.
Ma sono orgoglioso…fiero, spossato e sereno.
Sono la mia terra, la mia storia, mi inerpico fra i rami che mi accolgono, lasciandosi accarezzare.
Nel tempo sono sospeso, nella piana di alberi disteso.
Riparo gli occhi dall’accecante luce solare…
e ti guardo sincero…affinché tu colga quello che sento.
C’è chi mi prende, e chi mi sorveglia
ed è rude il tuo bastone come lo sguardo di chi non teme confronto.
Non ti sfido, questo sono io.
Del conforto non ho bisogno, pianto la tenda nelle radici della mia terra come fosse una bandiera.
In fondo sono duro e levigato come loro, gli offro la mia compagnia e la mia difesa…pesté.
Ho finito…muovo, sinuosamente misteriosa,
lenti passi verso casa…la luce cala
e tu…
mi osservi come in attesa di un’altra me.